Il secondo giorno del festival, il 2 Novembre, siamo tornati al cimitero di Favara per filmarlo pieno di persone che visitavano le tombe e portavano fiori freschi per adornarle. Ha iniziato a piovere e ci siamo riparati sotto una copertura mentre guardavamo le persone tirare fuori gli ombrelli. Ero preoccupato che le riprese sarebbero state rovinate, ma Giacomo mi ha insegnato una canzone che si canta quando piove. Gianni, il compagno di Fabrizia, scherzando ha predetto che la pioggia sarebbe finita in dieci minuti. Ed ecco, come per magia, ha smesso davvero di piovere. E’ spuntato nuovamente il sole e abbiamo ricominciato a girare.
Giacomo, protetto da un impermeabile, ha continuato a filmare. Sebbene la maggior parte delle persone fossero vestite di nero, gli umori espressi nei loro volti non erano tanto tristi e pensierosi, quanto spesso anche gioviali. Come se avessero una bella luce proveniente dal cuore. Naturalmente, alcuni erano particolarmente commossi e probabilmente avevano perso i loro cari da poco. Altri, invece, hanno vissuto la visita al cimitero come una riunione di famiglia. Anche l’età era particolarmente variegata, dai neonati ai nonni. Eppure, nonostante tutte queste diversità i volti sembravano uniti da un bel sentimento.
Fabrizia e Gianni camminavano mentre Giacomo filmava tutti i fiori variopinti delle lapidi. Non una sola tomba sembrava incustodita, e non importa se dalla scomparsa della persona erano già passati tanti anni. Le famiglie siciliane si prendono cura dei loro parenti, anche lontani. Ho lasciato il cimitero con uno strano senso di colpa: sono stata al cimitero dei miei familiari solo poche volte e quasi mai con dei fiori.
I mazzi di fiori erano freschi e spesso c’erano gigli e orchidee. Mi sono domandata quale tipo di fiori si utilizzasse anticamente, prima dell'esistenza di serre e di “industrie” floreali. Più fiori selvatici delle colline, forse. Tuttavia, devo ammettere che le tinte vivaci dei mazzi dei fiori erano davvero belle da fotografare.